28 luglio 2007, Monte Zermula (Alpi Carniche)

Cercavamo una cosa breve ma divertente da fare, con l'idea che nel pomeriggio sarebbero potuti arrivare temporali. L'idea in effetti é stata suggerita dalla mia morosa che mi ha detto "vai a Cason di Lanza e vedi". Dal Cason di Lanza cose simpatiche fattibili sono la Crete di Aip ed il Zermula. La prima l'abbiamo salita numerose volte sia Alb che io, il Zermula l'ho salito una sola volta, credo vent'anni fa, da Nord. Alb c'era stato una decina d'anni fa. E' una ferrata, non lunga, con dislivello totale dal Cason alla cima di circa 600 metri. L'ideale per una mezza giornata.


clic per ingrandire
Mi ricordavo che la roccia fosse bella e la salita divertente, ma i ricordi erano sfumati. Al Cason di Lanza siamo alle 9, tardi per le nostre abitudini estive. Ci sono già auto di escursionisti e vacche che gironzolano per i prati inseguite da un pastore che bestemmia due volte per ogni passo.
Il sentierino viene indicato bene all'attacco, poi sale nel bosco misto larici ed abeti, puntando al versante Nord della cresta di Meledis, ovvero la cresta orientale del Zermula. Si sale rapidamente fino ad una zona di rocce carsificate e mughi, poco distante dalle pareti. Saliamo con fretta perché dietro di noi c'è un gruppetto di quattro ragazzi e non ci piace avere davanti gente sulle ferrate. Non per competizione, per i sassi che volano.
Mentre discutiamo animatamente sul concetto di religione, sulla sua evoluzione e sopra tutto sparando a zero sull'attuale Papa, arriviamo al ghiaione che conduce alla ferrata. Siamo stati piuttosto rapidi, comunque di fronte a noi c'è già un gruppetto che si sta preparando a partire. L'accompagnatore del gruppo gentilmente ci chiede se vogliamo passare davanti, dato che i suoi compagni sono alla prima esperienza e verosimilmente saranno lenti. Un po' mi dispiace ma trovo sensato accettare (detesto i sorpassi).

Mentre sfiliamo a fianco degli altri mi sento un po' idiota. Loro hanno imbraghi e kit da ferrata, noi saliamo arrampicando senza sicura e per giunta senza toccare il cavo d'acciaio (sarebbe un disonore!). Mentre salgo il primo tiro della ferrata penso fra me "E se volo? Che figura di merda!". Fatto sta che la fretta mi fa arrampicare male. Si, è vero, sul I grado parlare di arrampicare fa un po' ridere, ma rimane il fatto che se scivoli, vai giù anche sul I grado!


clic per ingrandire
La roccia è veramente splendida, tutti gli appoggi più comodi sono unti, levigati dal passaggi di chissà quante persone. Ma lentamente, mentre si sale, gli appigli per le mani diventano meno unti. Mi rendo conto che le difficoltà sono aumentate in modo impercettibile, a tratti bisogna tirare sulle braccia per issarsi, forse siamo sul II grado e la gente preferisce affidarsi al cavo d'acciaio: ecco perché la roccia non è usurata.
La salita si sviluppa sulla destra dell'enorme diedrone che separa la cresta E dallo Zermula vero e proprio. Un'alternarsi di paretine, diedri e grandi cenge detritiche porta rapidamente verso l'alto. Troppo rapidamente, il piacere di salire in un bell'ambiente su buona roccia e passaggi facili finisce troppo presto, sulla forcella ad E della cima. Ci affacciamo sul Canal di Incarojo a guardare la mole del Sernio e la frastagliata sequenza di cresta che culmina nella Grauzaria.


clic per ingrandire

clic per ingrandire
La cresta dello Zermula è erbosa verso Sud, rocciosa e ripida verso Nord. Sul filo della cresta si susseguono le trincee scavate durante la I Guerra Mondiale, una seconda linea che teneva sotto tiro la zona alle spalle dello spartiacque, ottimo punto di osservazione per le linee austriache.
Decidiamo di non salire alla cima vera e propria della montagna per restare a mangiare qualcosa sulla cresta. Il panorama è rilassante e verde, fra la zona di Lanza e la Carinzia. Di fronte a noi, sotto la vetta, un gruppo di pecore pascola tranquillamente. Verranno dalle malghe sottostanti. E' bello vedere le pecore su questi prati, richiama quello che doveva essere il paesaggio pastorale precedente all'avvento delle grandi malghe da vacche. Le ampie ferite aperte nei boschi da queste ultime si allineano laggiù sulla morbida dorsale carnica principale.


clic per ingrandire
Scendiamo per la mulattiera che dallo Zermula porta alla forca di Lanza, fra la cresta Est ed il monte Pizzul. Il percorso è comodo, anche se a tratti la mulattiera è franata. Dicono che questo sia il sentiero peggiore delle Alpi friulane, perché molti sono caduti a rotoloni perdendo la vita su quei prati a Sud.
Alla forca di Lanza veniamo accolti da un folto gregge di capre che si precipitano giù di corsa dai prati del monte Pizzul per venire incontro agli escursionisti. Con loro c'è una pecora che deve avere qualche crisi di identità ... Impertinenti ed invadenti le capre si rendono conto che non abbiamo nulla da offire loro, ma prendono a leccarci braccia e gambe perché sono salate. Devo cacciarne una in malo modo. Simpatica bestiola, ma puzza come una capra! Ad ogni modo, mi rendo conto di essere un po' fuori moda, ma tutte quelle capre mi hanno messo appetito.Un buon formaggio caprino ci sta sempre bene!


clic per ingrandire
Dalla forca di Lanza si scende rapidamente verso il passo Cason di Lanza, attraversando una piccola zona paludosa molto interessante, ai piedi dello Zuc della Guardia. C'è una ferrata sullo Zuc della Guardia, ma non è per oggi.
La gita si conclude dopo avere superato i cippi di confine fra Regno d'Italia ed Arciducato d'Austria, posteriori alla sconfitta del 1866. Quindi si torna alle auto, che numerose si affollano di fronte all'agriturismo. Una birra ce la siamo guadagnata. Dentro il cason vediamo le foto della ferrata dello Zuc della Guardia ... scalette a pioli. Che idiozia! Le solite ferrate fatte su percorsi difficili dove la gente sale usando solo i ferri. Ma tanto vale fare un ascensore no? Polemiche a parte, lo spaccio di Cason di Lanza ci rifornisce di formaggio e scuete fumade (ricotta affumicata) e questo corona la giornata in modo splendido.

Home