Stesura delle mappe
Profilo

Come detto in precedenza il profilo é il disegno della grotta srotolata in modo da potere essere distesa su un foglio piano. Come per la pianta costruiremo un sistema cartesiano, ma questa volta siamo molto avvantaggiati nel lavoro, perché non dobbiamo fare una proiezione e quindi le distanze vengono tutte conservate. Tutte le formule che abbiamo usato per calcolare le coordinate cartesiane dei caposaldi nella proiezione in pianta sono ancora valide, ma in questo caso non useremo le distanze precedentemente trasformate.

In questo disegno l'angolo z che descrive lo scostamento dall'orizzontale viene conservato dal segmento che unisce due punti della poligonale, ed il segmento stesso é la riduzione in scala di quello che abbiamo misurato in grotta. La vecchia formula usata in pianta si trasforma dunque semplicemente in questo modo:

Xn= Xn-1 + dn · cos(zn)
Yn= Yn-1 + dn · sen(zn)

Adesso possiamo segnare sul nostro foglio i punti con le loro coordinate (Xn;Yn) ed unirli con la poligonale, vestirli come abbiamo fatto per la pianta ed ottenere il risultato qui sotto.

Usando i dati rilevati in grotta possiamo ora costruire delle sezioni caratteristiche della nostra grotta. La cosa importante é riprodurre la forma dei vani in modo rappresentativo di un "tipo", piuttosto che di un caso particolare. Motivi di studio possono indurci a scegliere sezioni non comuni, ma é buona norma cercare di rendere il più possibile un'idea generale della cavità in un determinato tratto.
Nei punti di sezione ci siamo costruiti in grotta una sorta di reticolo di rilievo. Abbiamo altezze e larghezze relative riferite al caposaldo della nostra poligonale e questo ci aiuta nel ricostruire la forma voluta. Un ottimo sistema per fare una sezione é quello di costruire una sorta di gabbia di linee, che si intersecano fra loro perpendicolarmente formando quadrati. In uno di questi incroci (meglio quello centrale) piazziamo il caposaldo di riferimento di quella sezione e da lì ricostruiamo tutti i punti di cui abbiamo la posizione, creando un contorno. Questo contorno di punti non sarà continuo, perché il nostro numero di misure é finito, mentre i punti della sezione sono infiniti, ma ci aiuta a disegnare. In grotta se siamo stati furbi abbiamo fatto uno schizzo della sezione.

Ora ci mancano tutta una serie di cose che rendono il rilievo più leggibile. Per esempio potremmo usare dei segni convenzionali per indicare dove c'é acqua, dove sono le concrezioni, dove c'é fango. Il problema dei simboli convenzionali é che devono essere ... riconoscibili da tutti. Nella stesura dei rilievi uso i simboli riportati nel Manuale di Rilievo Ipogeo pubblicato dalla Regione Autonoma Friuli - Venezia Giulia, semplicemente perché i rilievi che eseguo sono destinati al Catasto delle cavità naturali della mia regione.

Il catasto
Tutti i rilievi ed i dati relativi alle grotte esplorate finiscono in un catasto. Lo scopo di questo catasto è quello di rendere accessibili a tutti i dati. Se a me interessa sapere che grotte ci sono, per esempio, nella zona del Col delle Erbe, attraverso il catasto posso averne l'elenco ed i rilievi, nonché delle relazioni e riferimenti bibliografici su ciascuna di esse. Questo è utilissimo per le ricerche speleologiche, dato che in assenza di un catasto sarebbe necessario scartabellare fra le riviste per mesi e mesi, oppure telefonare a tutti gli speleologi che si conoscono per avere spesso informazioni incomplete o poco corrette. Moltissime grotte inserite a catasto sono state esplorate diversi anni fa, i primi esploratori non ricordano i dettagli, alcuni magari non sono più reperibili, ma ci sono le schede catastali, attraverso le quali si possono ricostruire tutte le informazioni necessarie. Per questa ragione ogni buon speleologo dovrebbe essere in grado di rilevare correttamente una grotta e si dovrebbe impegnare a comunicare al catasto tutti i dati, per aiutare gli altri speleologi attuali e futuri nelle loro ricerche ed esplorazioni.


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