Pontebane - appunti di un giorno nelle Alpi Carniche orientali
testo e foto di Giuseppe-Adriano Moro

Al mattino presto siamo già sul fiume, gli operatori ittici ed io. Stiamo facendo censimenti ittici su alcuni torrenti della zona ed il Pontebbana non può certamente essere trascurato. Il cielo è terso, fortunatamente, e l'acqua limpida sembra benevola. A monte di Pontebba, del Ponte per eccellenza, il rio Bombâs (Ita: Bombaso) si getta nel Pontebane. Noi iniziamo a lavorare poco a monte, sotto il ponte della strada che porta a Pramuel (Ita: Pramollo, De: Nassfeld).
Mentre la squadra parte lungo il torrente, per catturare i pesci con l'elettrostorditore, chiacchiero con il capo area. Prepariamo l'anestetico per i pesci, la bilancia, tutto sul tavolino di plastica. Non ho mai lavorato nel tratto inferiore di questo torrente e sono molto curioso di scoprire se ha qualche sorpresa in serbo. La giornata si preannuncia veramente ottima, tiepida e solare.
I miei "clienti" iniziano ad affluire. Addormento le trote con un blando anestetico, per evitare che agitandosi si facciano male. Valuto la forma del corpo, la livrea (colorazione e disposizione delle macchie). Sto cercando esemplari puri della trota endemica dei nostri bacini, la trota marmorata. Difficile, nonostante vent'anni di lavoro ed ingenti investimenti, rimediare ad oltre un secolo di immissioni dissennate di trota fario. Il Pontebane si conferma torrente di confine, qui vivono le due emispecie, si dividono lo spazio, ma spesso si incontrano, generando figli che assomigliano ad entrambe e si divertono a mettere in difficoltà noi idrobiologi, costretti a fare una rapida cernita sul campo.

Finito il lavoro a Pontebba ci spostiamo verso monte, a Studena Bassa. La valle del Pontebane qui è molto bella, ampia, assolata. Il paese se ne stà lì, tranquillo, sui prati in dolce pendio a destra del torrente. Sull'altra riva i versanti del monte Malvuerich si alzano rapidamente, solcati da mille calanchi, ghiaioni e frane, dove solo il pino nero ed il mugo si trovano a loro agio. Il versante destro della valle è di tutt'altra pasta, decisamente più gentile.
Anche il torrente qui sembra più bello e tranquillo. Studena è un toponimo molto interessante, perché nelle lingue slave è legato spesso alle sorgenti. In Slovacco la parola "studeny" letteralmente significa "freddo". In un'area dove i toponimi ladini, slavi e tedeschi si sono mescolati, così come i popoli, non è improbabile che Studena sia stata designata da qualcuno come "il paese freddo". La mia impressione tuttavia è che, rispetto ad altre località della zona, Studena goda di un clima più mite e di maggiore presenza del sole.
Il torrente mi regala un bel po' di lavoro, i pesci sono numerosi e di tutte le taglie. I miei preferiti sono sempre gli scazzoni (Cottus gobio), pesci molto simpatici e tranquilli, i migliori nella fauna regionale. Pur essendo un tradizionalista mi chiedo come si faccia ad usare uno scazzone vivo come esca per le grosse trote marmorate. Io li maneggio con cura e, dato che sono buonissimi, non li anestetizzo nemmeno. Le trote si, sono troppo vivaci. Questo torrente è talmente sano che per addormentarsi ci mettono più di una carpa, il che è tutto dire. Ma ne vale la pena: da quando ho adottato questo metodo di lavoro, non c'è un solo pesce che ne esca ammaccato.

 

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