Pontebane - appunti di un giorno nelle Alpi Carniche orientali
testo e foto di Giuseppe-Adriano Moro
La pozza di alpeggio mi regala un'altra sorpresa. Mentre mangio il mio spek (di Zahre), osservo delle grosse libellule che cacciano, si scontrano e tentano l'accoppiamento, nonostante un vento fastidioso. Decido di montare il 70/300 sulla macchina fotografica e tentare di riprendere uno di questi meravigliosi animali in volo. Sono foto che mi piacciono, ne ho viste di bellissime seguendo diversi forum di fotografia in internet. La tecnica l'ho sperimentata sulle rive del lago di Bordaglia, due anni fa, con la bridge, ma ora ho una vera reflex digitale ed un'ottica che sa il fatto suo. Il problema è il vento, oltre al "nervosismo" degli odonati. Alla fine decido di sfruttare la raffica veloce della D300, metto tutto in automatico e cerco di centrare il bersaglio. Non è per nulla facile. Queste libellule non si avvicinano mai molto. Percepisco il loro nervosismo, mi tengono d'occhio. Io provo a rimanere fermo, immobile fra i giunchi, coi piedi a mollo nell'acquitrino. Indosso le scarpe antinfortunistiche, non gli stivali. Accidenti, ho tre paia di stivali nel bagagliaio, potrei addirittura indossare quelli a salopette. Ma niente, a mollo, come un vero naturalista dell'800.
Solo a casa avrò modo di capire quante foto siano accettabili. In tutte le libellule si vedono, ma in metà sono mosse o sfocate. Metà sembrano accettabili, ma ad una più attenta analisi solo due o tre si salvano. Consulto il libro sulle libellule della provincia di Novara. Sembra un'Aeshna. Assomiglia molto alla Aeshha mixta, ma qualcosa non mi convince. Comunque, so bene che c'è variabilità intraspecifica anche negli insetti. Solo postando la foto sul forum di Natura e Foto scopro che la mia libellula è in realtà Aeshna juncea.
Lasciate le rive della pozza, mentre tento disperatamente di capire dal monitor della macchina se le libellule siano riprese bene, vago un po' per il pascolo, dove il calcare lavorato dalla corrosione spunta da una distesa di erba verde. Il pascolo mi fa omaggio delle ultime fioriture. Cirsium eriophorum è una delle ultime piante a fiorire a questa quota. Lo incontro spesso nei pascoli e presso le malghe, perché le vacche non lo mangiano, troppo duro e spinoso anche per loro. Così questo grosso cardo dalla bella infiorescenza prurpurea, insieme alla Carlina acaulis, supera indenne la stagione dell'alpeggio.
Le fioriture tardive, insieme alle giornate ancora calde, sono una vera provvidenza per gli insetti. Molti Imenotteri stanno ancora facendo rifornimento. Chi dovrà svernare, in particolare a quota elevata, deve essere preparato a superare almeno sei mesi di neve. L'inverno quassù dura a lungo e per questi animali è paticolarmente duro. Ricordo che un giorno trovai alcune di queste infiorescenze in ottobre, vicino ad una malga alle pendici del monte Lodin, letteralmente coperte di insetti intirizziti dal freddo. Avevano passato lì la notte, per rianimarsi appena i raggi del Sole avevano iniziato a scaldare il loro corpo.
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